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domenica di radunarsi alla cappella; pagano una sovvenzione per una pubblica scuola, ad onta di tutti gli inconvenienti che vi sono inseparabili; fra loro mantengono religiosamente relazioni di buon vicinato, leggono la bibbia, temono Dio, e s’accontentano di ciò che posseggono — ciò che anzi tutto è la miglior filosofia.

Tale è il luogo in cui James Benton, uno degli eroi e di questa storia, fece la sua entrata nel 1800 o nel 1801 all’incirca. Nella sua qualità di eroe esige da noi il suo ritratto. Il signor James era uno di que’ Yankees tutto cuore ed energia, che si elevano nel mondo come le alghe in fondo alle acque; possedeva in alto grado quella possente facoltà, tratto distintivo del carattere nazionale, così felicemente denominata versatilità. Dessa è un’arte incomparabile di tutto fare senza sforzi, tutto sapere senza studi e di trarre miglior partito dalla propria ignoranza, che altri non fanno coi vantaggi della scienza; aggiungeva a questa precipua qualità un umore ardente, leggero, gioviale che è il carattere proprio dell’americano, ordinariamente negatogli da un pregiudizio volgare.

Non ci dilungheremo a descrivere parte a parte la persona del nostro eroe; sarebbe di troppo il citare a questo proposito la metà de’ commenti che scambiaronsi fra loro le ragazze di Newbury, quella domenica in cui per la prima volta apparve al tempio; ci basti il dire che il suo aspetto esprimeva la franchezza congiunta ad una leggera tinta d’impertinenza: che il suo sguardo scintillava di malizia, che ne’ suoi passi, nei suoi gesti e in tutti i suoi moti traspariva un umore