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Con tutto ciò le provincie avevano provvedimenti contro l’oppressione dei Pretori, e ciascuna città suoi Patroni (1) presso il senato. Ma erano apparenze per addolcire i popoli e tenerli. Le violenze esercitavansi liberamente, e sappiamo che a Piacenza Flamminio Pretore uccise un Gallo, capitatogli a caso domandando la decisione di non so qual lite, pel solo motivo di darne spettacolo ad una meretrice (2). Sappiamo clie Pisone fu convinto d’aver giustizialo ingiustamente un Traspadano, e Marcello d’aver fatto vergheggiare quasi schiavo uno di Como ascritto al diritto del Lazio. Nè il senato badava a ciò rimediare. Poco lo interessavano le cose fuori; lasciava fare, e dopo il fatto ben tardo e leggermente dava un occhio ai reclami, pur sempre ligio al potere ed a’ suoi. Onde che le provincie si persuasero di risparmiare l’inutile fatica del lamentarsi ad un Corpo corrotto e schiavo dell’altrui volere.

VI.

DOMINIO DEI ROMANI SOTTO GL’IMPERATORI

( n av. C. - 476 di Cr.)

1.° Da Augusto a Nerone (i i av. C. - 69 di C). — È ben vero che dopo i torbidi delle guerre tra gli ammazzatori di Cesare, e le sventure d’aver seguito le parti di Bruto (1) Ciò vedesi in Cicerone più volte come nell’orazione prò Siila - Colonorumque dissentio delata ad Patronos est; - ed in una lettera a Cassio dove gli raccomanda: - Tuos quoque clientes Traspad.anos. - Pompeo Slrabone e Cesare ci sembrano de 1 nostri patroni, e patroni Laudensi furono pure Cassio Ocjto e Cornelio Rufo. (2) Liv., dee. XLV, lib. IX.