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V.

DOMINIO DEI ROMANI ANCORA IN REPUBBLICA.

(191-n av. Cristo).


A. Alaudensi sotto i Romani. — Dopo i Boj miseramente sconfitti da Scipione Nasica, oltre Cremona e Piacenza, vennero dedotte colonie Modena, Parma e Bologna. Gli Insubri all’incontro ricaddero nella condizione di prima, e dovettero accontentarsi di pagare nuovamente il tributo, e di cedere porzione delle terre ai Pretori ed agli eserciti che si stabilirono fra loro. Oltre di che vennero tolti anche dalla speranza di mai divenire cittadini romani (1). Per le quali cose ridotti in istato di non potersi scuotere da un giogo, per togliersi il quale erano caduti in estrema miseria, d’indi innanzi se ne stettero tranquilli, nè altre agitazioni ebbero che venute di fuori. Una per la guerra Cimbrica, un’altra per la Sociale, e fu la più grave. I Romani travagliati da questa guerra, minacciante la defezione di quasi tutta Italia, adoperarono allettamenti onde tenersi stretta qualunque città potessero, e, consigliale Lucio Giulio Console, diedero fuori una legge, da esso Console detta Giulia per che accordavansi i diritti di cittadinanza a quelle città che alla Repubblica non avessero mancato, o ritornate fossero in tempo prefìnito (2). (1) At extant qucedam [cederà,; ut Germanorum^ Insubrium... quorum in fosdcribus cxcepium estj ne quìs eorum a nobis ciris recìpiatur. - Cicero prò Balbo, 13. (2) Qui foederatis civitatibus adscripti fuissentj si tum quum lex ferebaturj in Italia domiciliiim habuissentj, et si sexaginta diebus apud Prcetorem essent professi. - Cicero prò Arch. Poet., cap. 6.