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Storia di una capinera | 25 |
il cuore gli batteva forte forte. Mi sarei fatta uccidere piuttosto che abbandonarlo! Da quel giorno non dimentico mai di chiudere l’uscio della mia camera ove lascio il mio Carino. Io l’odio quel gattaccio!
Invece voglio un gran bene al cane del castaldo, un bel cane da pagliaio, tutto nero, alto così, che nei primi giorni mi faceva una gran paura coi suoi latrati, ma che adesso mi accarezza dimenando la coda, leccandomi le mani, fregandosi i fianchi alla mia tonaca e dicendomi coi suoi occhi intelligenti che mi ama. Infatti egli è il mio guardiano, mi accompagna nelle mie passeggiate, non mi lascia di un passo, corre innanzi ad esplorare il terreno, e ritorna a gran salti dimenando la coda e abbaiando allegramente. Quando io lo chiamo, egli già sa ch’è l’ora della nostra passeggiata (quest’ora arriva venti volte al giorno) e vorresti vedere che urli, che salti, che carezze!