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Storia di una capinera |
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tavolo a ruzzare, poiché egli fa mille buffonerie! a sconvolgere e disordinare tutte le carte, cinguettando sempre, e poi si volgeva a guardarmi coi suoi occhietti arditi, il furbo, come se provasse gusto a farmi dispetti, quand’ecco d’un balzo sul tavolino quel gattaccio nero, e allungare lo zampino per adunghiarlo! Io misi un grido, il povero Carino strillò anche lui, e fu assai lesto a rifugiarsi in seno a me. Non so come lo ascondessi fra le mie mani, nel mio grembiule; ma tremavamo tutt’e due. Al mio grido accorsero tutti di casa. Mia matrigna mi rimproverò di averla spaventata per un nulla, dicendomi che non sono più nell’età delle fanciullaggini, e che il gatto avrebbe fatto il suo dovere acchiappando il mio Carino; Giuditta rideva, e quel pazzerello di Gigi instigava il gatto a ghermirmi l’uccelletto che mi tenevo in grembo. Quel poverino lo sentivo tremare nelle mie mani dalla gran paura avuta, e