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22 | Storia di una capinera |
non fosse nera, con la quale potessi correre e scavalcare i muricciuoli, che non mi rammentasse ad ogni momento, come questa brutta tonaca, che laggiù a Catania, quando sarà finito il coléra, mi attende il convento!...
Non ci pensiamo. Sono una scapata, sono una matta! ... Perdonami, mia cara Marianna, ho scherzato; ma intanto non ti ho detto ancora che ho un bell’uccelletto, un grazioso passerotto, allegro, vispo, che mi vuol bene, che mi risponde, che vola a prendere l’imbeccata dalle mie mani, e mi pizzica le dita, e si diverte ad arruffarmi i capelli. La sua storia è un po’ triste, è vero, dapprincipio: il babbo me lo portò un giorno avvolto nel fazzoletto, e il fazzoletto era macchiato di sangue! poverino! era forse quella la sua prima volata ed un colpo di fucile l’aveva ferito in un’ala! fortunatamente la ferita non era grave. Che cattivi e barbari di-