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248 Storia di una Capinera

gettarmelo al collo, ma non ne ebbe la forza e sospirò: allora io le presi la mano ed ella me la strinse, me la strinse come se mi parlasse.

Verso le dieci le recarono il S. Viatico. Si comunicò con una serenità, una fede tale che pareva che tutti i santi e gli angeli del paradiso facessero corona attorno al suo letto. Beata lei! Tutto il giorno poi rimase così, mentre le si recitavano le litanie. Quando il sole tramontò parve che provasse un nuovo affanno; le sue lagrime scorrevano così abbondanti che una delle converse si mosse a pietà e le asciugò il viso, chè la poveretta l’aveva tutto bagnato e non ci vedeva più. Poi agitò le labbra come se chiamasse; io mi chinai su di lei; fece uno sforzo per accostare il suo viso al mio, e mi susurrò all’orecchio quel suo ultimo desiderio con uno stento affannoso che spezzava il cuore.... Il rantolo la soffocava. Indovinai