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Storia di una Capinera | 113 |
dre che si tiene al seno il bimbo, alla povera anima mia che esulta e lo ringrazia.
Come vien presto la notte d’inverno! Avrei voluto star fuori lungamente a riempire di quell’arietta frizzante il mio povero petto affaticato, e strascinarmi alla meglio, appoggiata al braccio di mio padre, sino al limite di quel bel castagneto ove ho passato tante ore felici! Avrei voluto assidermi su quel muricciuolo che il musco ha tappezzato di verde. Faceva freddo, il sole mi diceva addio, laggiù nella vallata si levava una fitta nebbia, gli uccelli non cantavano più. Come è mesto il silenzio del tramonto in inverno! Mio padre volle ch’io rientrassi in casa, e che mi mettessi a letto mentre la più bella luna del mondo faceva scintillare i vetri della finestra. Avrei desiderato che almeno mi lasciassero quel bel lume di luna, ma chiusero anche le imposte. Son malata, capisci? fa freddo... bisogna pure!...