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Storia di una Capinera | 97 |
26 Novembre.
Quanto siamo meschini, amica, se non possiamo essere giudici della nostra istessa felicità. Ti ho scritto una lettera che oggi è un’amara ironia, che non posso leggere senza piangere. Ascolta: Eravamo lì, alla finestra, silenziosi, felici, sognando. Tutt’a un tratto si udì rumore; Vigilante abbaiava. Tutt’a un tratto si udì la voce di mio padre e quella di Gigi. Mi trassi indietro bruscamente, e chiusi la finestra. Tremavo tutta come se avessi commesso un gran fallo. Il babbo mi trovò a letto, avevo la febbre e mi durò tutta la notte. Giuditta non venne; la sentivo parlare