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Storia di una Capinera |
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Farò da me. — Volevo abbracciarla, volevo baciarla per domandarle perdono, per sfogare quel gruppo amaro che mi sentivo qui, nel cuore. Come sono sciocca ed uggiosa! era già tardi, non si aspettava che lei; ella ebbe ragione d’impazientirsi e di dirmi: — Ma, Dio mio, lasciatemi pettinare da me almeno! — Allora sono uscita asciugandomi gli occhi. Annetta m’incontrò sulla soglia e mi disse: — Ebbene, che fai? Non vieni anche tu? - Che cosa vi salta mai in mente? esclamò mia matrigna. Un’educanda!... Non ci mancherebbe altro! — Nino teneva gli occhi fissi su di me e non parlava; io lo vedevo, quantunque non lo guardassi. Frattanto sopraggiunse mio padre e si informò del motivo di tutti i preparativi e di quella festa. — E tu? mi domandò poscia. — Io rimarrò in casa, babbo. — Ma no; puoi venire anche tu; siamo in campagna. — Babbo