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82 libro primo

Sete di regno, al eui desire immondo
Sembra P ampio universo angusta sfera,
Turba lo stato tuo lieto e giocondo
Di mie ragioni usurpatrice altera.

Ma non vedran del ciel gli occhi lucenti
Ch’io giammai per timor la man disarmi,
O che deponga i soliti ardimenti.

Se deggio alto soggetto a bronzi e marmi,
Con rai di gloria abbarbagliar le genti,

Non fia già senza gloria il trattar l’armi.


V’è a questa terzina una variante di man del duca:


E meglio è che si scriva in bronzi e in marmi:
Carlo per abbagliar gli occhi e le menti

Degli ingiusti, non vuol mai depor l’armi.6


Sono da notarsi nella risposta i colpi che mena Carlo Emmanuele all’ambizione spagnolesca da cui avrebbe voluto liberar l’Italia; e v’ha un altro sonetto vie più pungente, tutto di sua mano, in cui annovera i tentativi ne’ quali in Irlanda, in Africa, in Francia, fallì all’armi spagnuole il successo. Intanto, da quel che abbiamo detto, possiamo congetturare che felicissima corte fosse allora quella di Savoia dove fiorivano Carlo Emmanuele gran capitano, grand’uom di stato, letterato e protettor delle