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756 libro sesto

ducato di Milano, usati ai disordini del governo di Spagna. Lo chiama eccellente politico, generale esperto, bravo soldato, perito del commercio come un negoziante. Dice che quando, ritirandosi innanzi a forze superiori, si gittò tra i Valdesi, li aringo con tanto affetto che li fe’ pianger tutti.

Passando a discorrere d’altre materie racconta che, non solo i borghesi, ma anche i contadini godono d’una certa agiatezza; che la nobiltà e i negozianti parlano più comunemente il francese e l’italiano che il piemontese (così dovrebbe essere anche al dì d’oggi; dico dell’italiano), che qui si fa la miglior seta d’Europa; che il tabacco formava altre volte un ramo di commercio molto lucrativo: ciascuno sa, dice, la stima in cui era tenuto il tabacco di Torino, quello di Millefiori, quello delle Dame; ma il tabacco di Spagna ha fatto cader questo commercio (ora è risorto più attivo che mai).

Anche i grissini, bastoncini di pane tutto crosta (così egli) erano caduti di moda, e abbandonati alla plebe e ai contadini, preferendo gli altri il pan francese.

Il rosolio di Torino era famoso fin d’allora. La corte compariva tra le più numerose e più splendide. Luogo di passeggio più frequentato era il doppio viale del Valentino.

Versogli stessi tempi Galante chiamava questa città la più bella d’Europa per la sua simmetria; ma questa