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libro sesto, capo ultimo | 751 |
a misura che altre genti Italiane entrarono a far parte della nova e vasta famiglia.
Allora solamente la città di Torino ne fu veramente la capitale, ed è mirabile vedere, come seguendo il fato della Monarchia, da tenue principio salisse rapidamente a notabil grandezza.
Imperocchè dopo i tempi in cui la capitale de’ Taurini, gente guerriera e conquistatrice, avea gloriosamente resistito ad Annibale, dopo il breve comparire che fe’ come parte della Lega Lombarda, e il non lungo periodo d’una oscura indipendenza, la sua fama non era molto cresciuta; e certo era città assai piccola intorno alla metà del secolo xvi quella che aveva da 1400 passi di giro, e un popolo di circa diecimila anime.
Ma sebbene d’allora in poi il Piemonte sostenesse pressochè continue guerre contro la prepotenza straniera, comunque si battezzasse o dall’Ebro o dalla Senna o dal Reno, veloce fu l’ingrandirsi e l’ornarsi di questa città, veloce l’assumer che fece il popolo tempera fortemente e veracemente Italiana. Ne’ primi capi di questo volume abbiam parlalo delle ampliazioni di Torino. Esaminiamo adesso le impressioni, per dirla con un vocabolo alla moda, che fece in diversi tempi ai viaggiatori.
Facciamo capo dal celebre Michele di Montaigne, il quale parlando di Turino, scrive nel suo viaggio d’Italia fatto negli anni 1580, 1581: «Piccola città,