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742 | libro sesto |
fatta con tanto zelo guida e protettrice delle altre?
Quest’indole tumultuosa, quest’inquieta bramosia d’agire, questo avere sempre l’occhio e l’animo intento a cose nuove, dispiacquero al cavaliere Ferraris, segretario di gabinetto del Re, uomo onestissimo, e da principio tanto suo parziale, che Rosa andava tutti i venerdì a trovarlo, e stava a pranzo con lui. Ma era il Ferraris uno di quegli uomini di sangue freddo, che adoperano in ogni cosa la squadra; che seguono senza deviar d’un passo il solco che la burocrazia ha tracciato, quand’anche rovini il mondo; che non conoscono in ogni problema che una sola formola per risolverlo; che non sanno capire che le cose straordinarie si fanno per vie straordinarie e provvidenziali, non soggette al calcolo degli statisti; e che avrebbe pure dovuto comprendere, che se l’instituto di Rosa Govona si fosse dapprima intavolato a quel modo, non si sarebbe, come tanti altri della medesima specie, mai più compiuto, perchè l’operazione preliminare sarebbe stata quella di por mano ad un milione di lire, se si procedeva con mezzi umani.
La veemenza di Rosa Govona era ingrata ai nervi tranquilli del cavaliere Ferraris, il quale avrebbe voluto che Rosa, giunta a Torino, si contentasse di ciò che avea fatto, si sottoponesse a tutte le regole che i burocratici volevano imporle, nè più, nè meno, come se si fosse trattato dell’ispettor del Lotto, o del direttore della Dogana.