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730 libro sesto

provvedimento sapea di violenza, o almeno di troppo rigorosa giustizia, e che egli avrebbe addosso quasi tutta la nobiltà dello Stato, la cui sostanza pericolava; creò dapprima un magistrato straordinario, solito mezzo d’ottener giustizie straordinarie; poi congedò l’intero magistrato della Camera, e ne creò con novelli ordini e giudici, per la gran parte nuovi, un altro, a cui abbandonò la cognizione di quelle cause, che già di sua natura gli apparteneva; e volendo minorare agli avversarii i mezzi di difesa, pigliò uno de’ più famosi tra gli avvocati provetti del foro torinese, Cotti, e lo nominò avvocato generale; uno dei più distinti fra gli avvocati giovani, Bogino, e lo deputò sostituito del suo procurator generale. Bogino servì varii anni in tale ufficio, e corrispose pienamente alla aspettazione del Re, il quale rivolgendo già nell’animo il pensiero d’abdicar la corona, e di ritirarsi a far vita privata, e volendo, prima che ciò seguisse, deputare ottimi ufficiali alle prime cariche dello Stato, chiamò a sé l’avvocato Bogino, e gli disse che era contento di lui, e che per dargliene una prova lo avea nominato consigliere di Stato e referendario; e volendo Bogino ringraziare, S. M. gli accennò di tacere, e ripigliò: Primo consigliere di Stato e primo referendario. Gli disse quindi che continuando a regolarsi bene perverrebbe col tempo alla carica di ministro; ma che la convenienza richiedeva che un ministro avesse una discreta