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726 libro sesto

eseguita con lutto il rigore. Santo fu il pensiero, benedetta l’opera.

Nel 1722 fu preso per porto d’armi Carlo Francesco Revello, fiscale di Monastero di Vasco, e condotto nelle carceri senatorie. Il Re, invece di abbandonare, come dovea, alla giustizia del Senato la causa, sollecitava con molta premura la condanna; ed avendo presentilo che il Senato dubitava che il divieto del porto d’armi non s’estendesse ai fiscali, gli fe’ dire che sua mente era stata di non escludere quegli uffiziali, e che badasse a non fare falsa applicazion della legge.

Vittorio Amedeo, principe grande, ma principe di voglie assolute, s’altri mai fu, dimenticava che l’indipendenza de’ magistrati è la guarentigia del trono: che la delegazione ai medesimi fatta d’amministrare la giustizia in nome e luogo del sovrano, non può più ammettere restrizioni circa alla pienissima liberta del voto; che un consiglio diretto o indiretto è già un oltraggio alla coscienza del giudice ed alla illibatezza della giustizia; che pubblicata una volta una legge, debbe il giudice interpretarla secondo il senso naturale delle parole, non secondo l’intenzione, qualunque sia stata, del legislatore, finchè questi non si faccia ei medesimo a dichiararla nelle forme prescritte dalle leggi fondamentali dello Stato.

Ma il Senato non dimenticò esso già i proprii