Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/729


libro sesto, capo settimo 725

del conte Dellala di Beinasco, ed ornato di scolture dei fratelli Collini.

La famiglia Graneri è originaria di Ceres nella valle di Lanzo; in principio del secolo xvi era già chiara per antica civiltà, quando uno de’ suoi membri condusse in moglie la figliuola del sig. di Pingon, segretario ducale.

Nel secolo seguente pervenne a più grandi onori. Gaspare, morto nel 1667, fu presidente della Savoja, meritò il titolo assai più bello di padre dei poveri, e fondò l’eremo di Lanzo. Carlo Emmanuele fu conte di Mercenasco e marchese della Roccia, ed ebbe in eredità il bel palazzo costrutto dall’abate d’Entremont suo zio.1 Il conte Maurizio Ignazio, presidente del Senato di Piemonte, fratello di lui, segnalò la sua virtuosa fermezza in un difficile incontro che mi fo a narrare.

Sul finire del secolo xvii l’ordine e la tranquillità pubblica non aveano ancor fatto in molte parti del Piemonte sufficienti progressi. In ogni terra v’erano sette. I signorotti feudali invece di procurar l’impero della giustizia, armavano a servizio delle proprie passioni quel pessimo genere di sgherri chiamati bravi, gente perduta, senza fede e senza legge, a cui era un gioco intinger la mano nel sangue e levar la vita al fratello. Per ovviare a tanti mali, Vittorio Amedeo ii nel 1699 vietò sotto severissima pena il porto d’armi, e vegliò perchè la legge fosse