Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/725


capo sesto 721

chiesa Gerolamo Mota, di nazione Turco, condotto da giovane in questa città, tesoriere dello spedale di Carità, agente del gran principe Eugenio. Egli instituì in erede universale della cospicua sua sostanza lo stesso spedale di Carità.

In febbraio del 1730 vi fu recato il marchese Nicolò Pensabene, di Palermo, primo presidente e capo del Magistrato della Riforma, al quale tiene obblighi infiniti la restaurata università, uno di que’ Siciliani che l’occhio altoveggente di Vittorio Amedeo ii scelse quando fu coronato re di quell’isola, e de’ quali si valse poderosamente per far rifiorire in Piemonte le scienze e le lettere o intormentite, o assiderate, o neglette. Giace presso l’altare della Concezione, ed ha monumento.

Nel 1764 qui fu deposto l’abate Giovanni Antonio Palazzi economo generale, e bibliotecario dell’università: sei anni dopo lo seguì Giuseppe Luca Pasini di Padova, prevosto del Moncenisio, e professore d’ebraico e di Sacra Scrittura.

Infine, allato alla balaustra dell’altar maggiore, dal lato del vangelo, è una lapide leggiadramente lavorata a bassi rilievi di stile gotico, lavoro di madamigella Fauveau, memoria del sepolcro della contessa Luisa di Psenft-Pilsach, figliuola dell’inviato d’Austria a Torino, la quale ai nostri giorni vi fu tumulata.

Fin dall’anno 1627 questi Francescani riformati,

Vol. II 91