Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/690

686 libro sesto


La seconda missione fu a Scalenghe. E qui convien ricordare che il fine principale dell’institulo di questi degni figliuoli di S. Vincenzo, era appunto di spargere il seme della Divina Parola e il procurar la riforma de’ costumi tra i contadini, i quali erano a que’ tempi, piucchè non si possa credere, ignari della legge evangelica e in preda ad ogni maniera di vizi. Un altro loro scopo era quello di pigliar cura de’ giovani ecclesiastici, mercè un convitto stabilito presso di loro; ed anche in varii altri modi si rendettero benemeriti della Chiesa e dello Stato.

Molto sollecito si dimostrava S. Vincenzo di questa colonia de’ signori della Missione; frequenti lettere piene di celesti consigli indirizzava al sig. Martin che n’era capo; e perchè si veda quant’alto poggiasse e da qual fonte derivasse la sua prudenza, e come si differenzi la filosofìa degli uomini da quella che ha la sua radice nel cielo, riferirò alcuni brani di queste lettere, non che quella con cui il Santo indirizzava al Marchese i suoi Missionarii.

Al Marchese scrivea:


Parigi, 15 ottobre 1655.

          Monsignore,

« Secondo il suo ordine le mandiamo quattro de’ nostri preti: Sono tali che colla grazia di Dio