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capo quarto | 683 |
troppo comune di abbassar gli occhi, e di parlar poco e cupo, quando era invitato a discussioni nelle quali il suo segreto pericolava; anzi avea l’aria di rispondere con lieto animo, senza riserva, con abbandono ad ogni inchiesta, fosse pur dilicata ed importante; ma mentre la lingua correva ed il suo interlocutore si maravigliava di trovarlo così agevole e copioso, il segreto era chiuso nel suo petto sotto triplici porte di ferro, e solo dopo d’aver preso congedo e ricapitolato la sostanza della conversazione, accorgevasi il diplomatico straniero di non avere scoperto cosa alcuna. In colali giostre di lingua e d’ingegno il marchese d’Ormea era d’un valor sovrano.
Dopo d’essere dal modesto ufficio di giudice di Carmagnola pervenuto ai sommi onori di gran cancelliere, di cavaliere dell’Annunziata, e di ministro degli affari esteri e degli affari interni, declinando poi, com’è da credersi, coll’eta anche il vigor del giudicio, dicesi che mostrasse desiderio d’esser fatto cardinale, e che Carlo Emmanuele in gli rispondesse, ch’egli non voleva né un Richelieu, né un Mazzarino, né un Alberoni.
Nel palazzo de’ conti Viale si diede nel 1831 una splendida festa per le nozze della principessa Carolina Marianna di Savoia, ora imperatrice e regina, con Ferdinando, re apostolico d’Ungheria e principe imperiale ereditario d’Austria.