Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/684

680 libro sesto, capo terzo

adagiala nella bara dei Terziarii fu portata in chiesa, ma il concorso fu grande, e tra que’ che v’accorsero si contò che il figliuolo di Margherita Payroleri, d’anni otto, cieco dal vaiuolo, raccomandatosi per volontà della madre all’intercession di Lucia, ricuperò a un tratto la vista.

Si ha la vita stampata di questa serva di Dio,4 ed i Padri di S. Tommaso ne conservano nel guarda mobili il ritratto.

Varii bei dipinti distinguono la chiesa di San Tommaso.

Sono di mano del Moncalvo i quadri delle cappelle di S. Diego (patronato dei conti Provana di Collegno), del Crocifìsso, e di S. Francesco che riceve le stimmate (patronato dei marchesi Fauzone di Montalto).

Martino Cignaroli, da Verona, padre di Scipione, che fu pittor di paesi, dipinse la tavola che è sull’altare della cappella dell’Annunziata. Camillo Procaccini dipinse nella cappella vicina alla porta della sagrestia l’ovato con Maria Vergine, il Bambino e S. Carlo Borromeo; di Domenico Olivieri sono i sei quadri della sagrestia che rappresentano i miracoli di S.Antonio; finalmente Gio. Battista Pozzi, milanese, dipinse i freschi delle lunette nel chiostro, in uno de’ quali è raffigurata la chiesa della Madonna degli Angioli, in faccia alla porta Palatina, dov’ebbero la loro prima residenza i Francescani dell’osservanza.