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668 | libro sesto |
Sta Croce, e tanto numerosa che nel 1545 eralo divenuta soverchiamente; epperò con lieto animo udì il pensiero manifestato da maestro Ambrogio Luciano di derivare dal proprio seno una nuova confraternita da denominarsi del Nome di Gesù, la quale si cercasse pe’ suoi divoti esercizii un’altra chiesa.
Così fu fatto. I fratelli de Petra addì 3 di marzo di quell’anno accettarono nella loro chiesa la confraternita del Gesù, concedendo alla medesima le solite facoltà in quanto al congregarsi, ai divini ufficii ed alle sepolture, ed oltre a ciò quella di rifabbricare, d’ampliare la Chiesa, e di levarla a maggiore altezza, nella quale potranno fare (dice l’atto) i loro cenacoli, oratorii, ed altre abitazioni per loro uso. La parola cenacoli accenna forse all’antica usanza di terminare ne’ giorni festivi gli esercizii di pietà con un pasto in comune.
In quel giorno medesimo, che era giorno di domenica, avuta l’approvazione dell’Arcivescovo e della Città, la confraternita di Sta Croce, preceduta dal Gonfalone, venne processionalmente innanzi al palazzo del comune dove si trovavano radunati i sindaci ed i decurioni. Là sostando il Rettore, fece un breve discorso intorno alle cause che aveano determinato la fondazione della nuova compagnia, il cui fine era di resistere agli errori dei pretesi riformati, d’astenersi da ogni bestemmia, esercitarsi nelle virtù crisliane, frequentare i Sacramenti: ed esortò quelli