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libro sesto, capo secondo 667

in principio del secolo xvi la sua capacità non arrivava ad un quarto della presente,1 che ci par già tanto modesta. Posta ad un’estremità della città, presso alla porta che si chiamava allora Nuova, e che si apriva allo sbocco della strada che percorriamo, circondata da poveri abituri, era nondimeno chiesa curata; ma il suo popolo componevasi di soli quattrocento parrocchiani.

Nel 1545 la chiesa minacciava ruina; Matteo e Pietro fratelli de Petra che n’erano rettori non avean modo di ristorarla, ricavando dalla scarsa prebenda e dai proventi di stola appena di che sostentarsi, quando venne ad ufficiarla, con molta loro allegrezza, la compagnia del nome di Gesù.

Dal secolo xiii al xvi molte compagnie laicali, o confraternite, avean fiorito in Torino, e fra le altre trovo memoria anche della confratria di S. Martiniano, come di quella di S.Vito, di Sant’Andrea, di S. Teodoro, di Sta Brigida, di S. Michele, di S. Brizio, ecc. Ma tutte nella prima metà del secolo xvi erano scomparse, e de’ loro beni s’era cresciuta la dote allo spedale; tutte diciamo, fuorchè una sola, la confraternita di Sta Croce e del Gonfalone, che ufficiava la chiesa di San Paolo, e la quale, dopo la morie di San Bernardino da Siena, aveva aggiunto alle antiche sue insegne la figura del santo col monogramma radiante del nome di Gesù in mano. La caduta delle altre confraternite rendette più numerosa quella di