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614 libro quinto

e modesto, ora velato di tristezza e di compassione, entrava nelle case secondo la varia missione che avea, assisteva li infermi poveri nelle stalle, nelle scuderie, nelle strade, tra il sucidume più schifoso, facendoli scopo non solo di carità, ma di tenerezza, passando al loro fianco le intere notti. Tutto quello che avea, tutto ciò che di limosine poteva raggranellare ei dava ai poveri. Udiva e soccorreva ogni uomo. Portava di notte ai poveri vergognosi pane, vino e legna. Toglieva il carico di mantenere intere famiglie, di far allattar bambini; forniva gli artigiani poveri di stromenti e ordigni del loro mestiere; non guardando mai se fossero della parrocchia o no, del paese o forestieri, purchè fossero bisognosi. Il che pur troppo è virtù rarissima. Zelator sommo della castità, avviluppato come in un usbergo nella coscienza del proprio dovere, era intrepido contro ai seduttori ed agli scandalosi; sicchè corse più volte pericolo della vita. Serviva il buon sacerdote, mondava, medicava gli ammalati i più schifosi, anche gli affetti da lebbra o da altre malattie cutanee. Egli stesso girava di notte a destar medici, a far aprir bottega agli speziali. E quest’uomo così caro, così buono, così dolce col prossimo, era altrettanto duro, rigido, crudele con se medesimo, poichè mangiava e dormiva pochissimo, e maceravasi con rigori continui di penitenza.

Morì l’uomo apostolico il 23 d’aprile 1763 di