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56 libro primo

Emmanuele i, che lo creò cavaliere. Il S. Francesco della cappella a mano destra è di Giambattista Crespi detto Cerano, creatura del gran cardinale Federigo Borromeo, pittore e scultore, quel medesimo che rizzò presso Arona la statua colossale di S. Carlo.

Il martirio di S. Maurizio, che si vede nell’opposta cappella, è di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, pittore mirabile per la freschezza del colorire, ma non sempre corretto nel disegno. Ne’ quattr’angoli recisi della croce greca vedonsi quattro statue di Stefano Maria Clemente statevi allogate nel 1732; sotto alle quali, sui disegni del conte Benedetto Alfieri, s’eressero nel 1745 e 1747 quattro graziosi altarini. Tanto le statue che gli ovali degli altarini rappresentano santi dell’ordine de’ Cappuccini. Gli altari delle due grandi cappelle laterali vennero ornati da due divoti, Lorenzo Georgis e Giovanni Antonio Ferraris, come raccontano due lapidi che vi sono affisse. Nel coro, dietro l’altar maggiore, sono sepolte le viscere del principe Maurizio di Savoia.

In uno stanzino che s’apre a cornu epistolae della cappella di S. Francesco v’è il deposito del venerabile servo di Dio, fra Ignazio da Santià, sacerdote di quest’ordine, di cui s’aspetta la beatificazione. Gran voce di santità egli ebbe e in vita e in morte, e i nostri vecchi i quali l’aveano conosciuto di persona ne parlavano con molto amore, e con molta