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588 | libro quinto |
prudenza, per dottrina molli altri Carmelitani Scalzi di questa casa Torinese. Enrico Provana di Leynì, di 14 anni e mezzo pigliò l’abito di Carmelitano scalzo coll’aiuto d’una fede di battesimo alterata da chi sapeva che con tal mezzo si potrebbe più tardi far dichiarar nulla la professione. Ma il fervoroso giovanetto, saputo ch’egli era libero e che poteva tornarsene a casa sua, rinnovò invece con gran costanza la professione. Studiò a Torino, Bologna e Roma, poi di soli 24 anni fu professore di filosofia e teologia a Malta, dove molto l’adoperarono in gravi incumbenze il gran maestro ed i cavalieri. Carlo Emmanuele ii lo chiamò per suo teologo e molto si giovò della sua dottrina e prudenza in segreti maneggi. Andò voce a Roma che il padre Provana appoggiasse i sensi della Camera contra l’immunità ecclesiastica, onde giunse l’ordine a’superiori d’allontanarlo da Torino. Ma il duca ne fece così risentita dimostrazione col nunzio che l’ordine fu rivocato. Anzi il nunzio medesimo, avuta personale conoscenza del Provana, imparò ad amarlo e stimarlo. Fu priore del convento di Torino e provinciale, e poi vescovo di Nizza nel 1671. Morì il 27 novembre del 1706.
Il padre Andrea della Concezione (Biava) di Traversella, fondò il convento di San Giuseppe di Albagna, e morì il 26 giugno 1706, mentre dal castello di Masino era portato infermo al convento di Albagna.