Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capo terzo | 581 |
in sì bell’opera la pietà de’ fedeli, che ora, spandendosi, è vero, sopra altri rami di beneficenza, è così languida in ciò che concerne la struttura e il materiale adornamento delle chiese.3
Giovanni Battista Truchi ergeva l’altar maggiore nel 1696, come appare dall’iscrizione. Paolo Vittorio Buschetti ordinava con suo testamento del 1693 si costruisse l’altare di S. Camillo; ciò veniva adempiuto, e se ne poneva lapide commemorativa nel 1743.
Carlo Bianco edificò la cappella di San Carlo; i conti Cauda di Casellette quella della Natività.
Uno de’ più chiari tra i padri che allora fiorirono fu Pantaleone Dolera, predicatore e teologo di corte, il quale salì al generalato dell’ordine.
Addì 13 maggio del 1780 i Padri della Buona Morte cominciarono la riedificazione del loro collegio, e si ha la descrizione delle solennità osservate nel porsi dal conte Provana, a nome del Re, la prima pietra.
La chiesa di San Giuseppe quantunque picciola si distingue per buoni dipinti. Il transito di San Giuseppe all’altar maggiore è di Sebastiano Taricco da Cherasco. La tavola di Sant’Antonio da Padova e di San Francesco d’Assisi all’altare sotto questo titolo è di Carlo Francesco Panfilo milanese, chiamato, per la grazia delle sue figure, il Guido della Lombardia.