Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
580 | libro quinto |
1677 ebbe tal desiderio il padre Domenico Simondi di Revello, che apparteneva alla casa di Genova, ed impegnò l’influenza di suor Giovanna Roero, monaca Domenicana e del parentado di lei, nonchè quella di Giambattista Truchi generale delle Finanze (a cui recò una lettera di raccomandazione del vescovo di Mondovì suo fratello) dell’arcivescovo Beggiamo, del padre Malines, Gesuita di gran credito, e del padre Bonaventura Lavosini, Carmelitano scalzo, confessore di Madama Reale.
Avutane commissione dal generale, stante le buone speranze che gli si davano, vennero nel 1678 a Torino il padre Simondi e il padre Giuseppe Maria Lanci, bolognese, e la prima loro residenza fu in quattro camere tolte a pigione in casa del barone Chioattero, dove, essendo poverissimi, non aveano che un letto solo, e dove nondimeno, nella carestia e maligna influenza che allora imperversava, s’acconciarono in modo di dar ricovero ad un ammalalo. Tanta carità dispose gli animi in loro favore. Ad istanza dell’abate di Caraglio vennero assegnate ai medesimi cinque camere nello Spedale di Carità, colla facoltà di ufficiarne la chiesa.
In settembre del 1679 ebbero largo sussidio da Madama Reale per comprar la chiesa ed il monastero del Crocifìsso; acquisto che ricercò lunghe trattative. La chiesa delle monache, angusta e disadorna, fu da loro quasi per intero rifabbricata, gareggiando