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capo secondo | 569 |
che non solo apprese a leggere e a scrivere, ma fu capace di comprendere e seguitare i pensieri più astratti, e di trar sommo profìtto dalle lezioni dello storico Tesauro, suo precettore.
Il padre Domenico di Santa Maria morì addì 27 d’aprile del 1665; all’indomani fu portato alla sepoltura non senza lacrime, e posto disteso sopra l’altare che s’alzava fra le tombe de’ frati per segno di grande affetto e di gran divozione.
Poco tempo dopo, addì 8 gennaio dell’anno seguente, lo seguitò nel sepolcro un altro gran promotore della riforma, il padre Ursmaro di S. Rocco. Questi, nato in Piccardia, avea fatta professione in Fiandra. Venuto poi a Torino, fu deputato confessore de’ forestieri, ed ebbe a suo carico tutta la guarnigione nel tempo delle guerre civili. Fu più di vent’anni curato, restaurò la chiesa, la ingentilì di pitture, l’arricchì di suppellettili, tra cui otto candelieri d’argento per parare l’altar maggiore. Egli inoltre fu che fece costrurre la sepoltura dei padri.
Il 12 di giugno 1696 essendo giunto al convento di Santa Maria di Piazza il padre don Giovanni Feixoo di Villalobos, generale de’ Carmelitani, il mastro di cerimonie venne a pigliarlo, secondo lo stile, con una carrozza di corte senza livrea, e lo condusse all’udienza del duca. All’indomani il controllore di cucina del duca gli mandò il solito
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