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libro quinto, capo secondo | 567 |
poi si raddrizza, ed in breve si deterge e s’allarga, e costeggiando il palazzo ed il giardino de’ principi di Carignano, finisce nobilmente fra case signorili, specchio di molte vite umane.
Nella seconda isola a sinistra, andando sempre da ponente a levante, è la chiesa parrocchiale di Santa Maria di Piazza, una delle più antiche di Torino in quanto al titolo ed al sito.
Nel 1568 n’era parroco don Ameoto, quando fu visitata dai vescovo Giovanni di Rivalta. Le suppellettili di questa chiesa, povera come tutte le chiese di Torino non affidate ai regolari, consistevano allora in sei candelieri di ferro, un forzieretto d’avorio, dove si riponeva l’Eucaristia, un calice d’argento, due paramentali ed otto tovaglie, oltre ai messali ed agli antifonarii indispensabili.1
Nel 1543 n’era curato D. Lupo; egli ne fe’ cessione ai Carmelitani, i quali dopo la distruzione di San Sebastiano, presso porta Marmorea, stavano da qualche anno in San Benigno, vicino al palazzo di Città. Pare che da principio i Carmelitani non si mostrassero molto solleciti intorno a questa chiesa, poichè nella visita dell’arcivescovo Cesare Cibo, nel 1551, è scritto che non vi si conservava il santo sacramento dell’Eucaristia. Ma le guerre interminabili, la serpeggiante e lussureggiante eresia, la depravazion de’ costumi erano a quel tempo causa di molti mali.