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560 libro quinto

polente a mutarne la natura ed a farne un esempio di ravvedimento e di grazia, come quasi sempre succede. Nella cappella sta il sindaco della Misericordia, capo del confortatorio, cogli altri misericordiosi. Fuori della cappella e della vista del condannalo i soldati di giustizia che lo custodiscono. La sentenza gli si legge d’ordinario alle undici di mattina: non prima della stessa ora del giorno seguente dee ricevere la sua esecuzione. Sono ventiquattro ore che gli si lasciano onde provveda alla salute dell’anima sua. Noto quello che accade d’ordinario e che so per sicura relazione di confratelli più forti di me nella esemplare e meritoria loro pietà. Nelle prime ore o scorgesi una morale prostrazione, un totale abbattimento, o la concitazione degli affetti più violenti, più rabbiosi, più disperati; e certe volte l’uno stato succede all’altro. Ma venuta meno la luce odiata di quel giorno che fu apportatore di sì funesta novella, torna un po’ di calma e da luogo a migliori consigli. Allora più non si rifiuta la confessione, e raro è il caso in cui s’indugi fino a notte inoltrata. Passa il condannalo una parte della notte in preghiere, e poi gusta qualche ora di sonno inquieto; all’alba del nuovo giorno sente la messa che si celebra nella vicina cappella e riceve il pane degli angioli, che in altri paesi, con soverchia durezza, si ricusa ai condannali. Divote orazioni, pii affetti vannosi alternando fino all’ora fatale, giunta la quale l’esecutore fa domandare al