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552 | libro quinto |
Nel 1376 Giovanni di Rivalta facendo la visita di quel monastero, die’ varii provvedimenti che dimostrano quanto ne fosse sciolta la disciplina. Imperocché ordinò, a pena di scomunica, alla badessa Agnesina che tenesse il monastero chiuso, ne permettesse ad alcun laico l’ingresso; che andando laico o religioso a parlar con monache, essa disponesse che parlassero alla porta o alla finestra, e fossero sempre in due; che se alcun giovane laico andasse per parlare con una monaca, essa badessa in termine di quattro giorni lo facesse sapere al vescovo; finalmente ordinò che tutte le monache dormissero nel dormitorio, eccettuata la badessa e la signora Lionetta.1
Queste monache non aveano clausura, ed uscivano liberamente per la città; e però si ha memoria d’un Giovanni Mussato, condannato in sette fiorini d’oro e mezzo di multa, per aver fatto cadere maliziosamente suor Alessina degli Aimari, monaca del monastero di San Pietro2 (1385).
Erano queste monache per lo più d’illustri natali. Due priorati dipendeano dal monastero, ed aveano ciascuno una monaca deputata a governarlo. Nel 1387 Catterina della Rovere era priora di Scarnafìggi; Isabella Provana, priora di Macello.3
Nel 1560 erano le monache di San Pietro ridotto al numero di tre, quando Pio iv le unì al nuovo monastero delle Canonichesse Laterancnsi di Santa