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538 libro quarto

in fine dell’isola dell’Annunziata, in una casa che Gian Domenico Tarino avea venduta al presidente Pergamo. Nel 1626 la chiesa era già edificala. Nel secolo scorso era stata nobilitala con facciata e cupola sui disegni di Bernardo Vittone. Giovanni Paolo Recchi, di Como, allievo del Morazzone, v’avea dipinto nel 1671 la tavola del Crocifìsso. Vedeansi in quella chiesa altri dipinti del cav. Delfino, del Trono, del Milocco; ma non v’era cosa di gran pregio.

I canonici regolari di Sant’Antonio non furono appresso a noi tra i più segnalati ne per merito di dottrina, né per merito di santità. La disciplina fin dai primi anni del secolo xvii andava molto scadendo, nò bastarono gli sforzi d’alcuno degli abati generali a ristorarla solidamente. Erano già in poco buona vista presso a Carlo Emmanuele iii ma li sostenne la propensione che il marchese d’Ormea nudriva per l’abate generale Gasparini. Possedevano, come è noto, anche il celebre ed antico monastero di Sant’Antonio di Ranverso, presso a Rivoli. Ma colà ed a Torino il maggior numero dei canonici era francese, epperò vi fu costante opposizione a formare, come si praticò per gli altri ordini, una provincia nazionale.

In dicembre del 1776 una bolla pontifìcia unì l’ordine regolare di Sant’Antonio all’ordine di Malta; ma il convento di Torino fu dismesso all’ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.