destinate dal re, dalla regina e da Madama Reale.12 Il numero dei ricoverati nello Spedale di Carità è
d’oltre a 3,500; poichè col volger d’un secolo
moltiplicaronsi co’ bisogni anche i benefattori, dei
quali fanno memoria, e gli stemmi, e i busti, e le
iscrizioni che nobilitano il vasto edifìzio. Negli ultimi
anni dell’Impero francese lo Spedale di Carità era
minacciato di soppressione, quando accorse a salvarlo
uno di quei cuori che Dio crea per pubblico benefìzio,
il conte Adami di Bergolo, il quale ne pigliò
sopra di se tutta la cura, e quella numerosa famiglia
tenne in conto di propria, e molte industrie v’introdusse,
molte ne migliorò, e fra gli altri studi, quello
vi recò della musica; e in ogni tempo, e sino al termine
della sua mortai carriera, anche dappoichè
racquistatasi per noi l’indipendenza nazionale, più
non mancava allo Spedale di Carità efficacia di protezione,
il conte Giuseppe Adami perseverò a promuovere
con ogni cura gli interessi morali e fisici
dei ricoverati con tale abbondanza d’affetto, che ora,
dopo molti anni che riposa nella quiete del Campo
Santo, se vedi un tumulo cui faccian corona le figlie
dello Spedale inginocchiate, una delle quali spazzi
la polvere che ricopre la pietra del sepolcro, l’altra
su vi deponga una modesta corona, la terza s’inchini
a baciarla, mormorando sommessamente il dolce nome
di padre, puoi conoscere da ciò che quello è il sepolcro
di Giuseppe Adami.