Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
532 | libro quarto |
infezione, li traslocò alla vigna di Madama Reale Cristina, in faccia al Valentino. Ma in breve conosciutosi che il consiglio non era prudente, perchè scemavano le limosine e la sorveglianza de’ direttori rendeasi meno sollecita, si pensò di destinare allo Spedale di Carità la casa occupata dall’Albergo di Virtù, in via di Po, assegnando allo stesso Albergo nuovo sito sulla piazza Carlina, in cui la carità dei cittadini alzò la fabbrica, la quale di presente si vede.9
Così questi due instituti, frutto d’uno stesso concetto, ed uniti nell’intenzione de’ fondatori, costituironsi l’uno dall’altro separati, e crebbero a maggiori progressi.
Ma nel 1716 le vie e le piazze erano di nuovo invase dai mendichi; effetto in parte delle guerre, che disertando le campagne aumentano il numero degli infelici; in parte del continuo aumentarsi della popolazione nella capitale, e massimamente del trasferirvisi che fanno le famiglie facoltose dalle Provincie, onde scemano fuori della capitale i lavori ed i soccorsi.10 Allora si pensò nuovamente a sbandir la mendicità, e per buona sorte venne in aiuto al re Vittorio Amedeo ii un gesuita potente d’ingegno, di cuore e di volontà, che ordinò, non nella sola Torino, ma in tutto Io Stato, l’opera che ancora si mantiene. Era questi il padre Andrea Guevarre, della diocesi di Vence, nato nel 1645. Egli, coll’aiuto de’ padri S. Giorgio, Boschis, Reynaudi e Govone