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capo terzo 531

a cui si ricide un’industria quanto più colpevole, tanto più lucrativa.

Poco dopo, essendo il luogo fuor di mano, ed insalubre, furono trasferiti nello spedale de’ frati di S. Giovanni di Dio. Ma non potè rimaner lungo tempo in fiore lo Spedale della Carità, perchè di nuovo la pestilenza e la guerra lo ridussero al nulla. Riordinato per cura della Compagnia di S. Paolo, e principalmente del presidente Bellezia, cogli aiuti di Madama Reale, venne riaperto il 15 maggio 1650 in un gran casamento de’ signori Tarini, in via di Po, donde venne poscia trasferito nell’isola ora occupata dal Ghetto. Di nuovo si vietò sotto pene severe il mendicare. Ma sempre questa vivace gramigna si riprodusse. Fosse il vitto dell’ospedale troppo tenue, fosse il reggimento del medesimo non abbastanza mite, o l’irrequieta bramosia d’indipendenza, di moto, d’aria, di luce, d’orizzonte non circoscritto, o l’abbonamento ad ogni fatica, da quella in fuori di barare il prossimo, molti fuggivano dallo spedale; e nel 1651, 1654, 1657 si stabilirono e si rinnovarono pene contro ai fuggiaschi. I mendicanti validi doveano essere presi e condotti allo spedale; e molti per una carità tutta di nervi e non di mente abbominavano quella apparente durezza; onde fu necessario comminar pene a chi impedisse la cattura de’ mendicanti.

Nel 1679 Maria Giovanna Battista, temendo, da tanti poveri radunati in un sito angusto, pericolo di