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capo terzo 527

isola a sinistra, in un sito ov’era ai tempi d’Emmanuele Filiberto la posta de’ cavalli, ed ove poi fu una casa di delizia di D. Amedeo di Savoia, richiama una questione molto agitata intorno alla giustizia e convenienza d’abolire la mendicità. La società civile non essendo veramente che una ordinata distribuzione di lavoro, è dunque principio sociale che tutti debbano lavorare. Ed è ciò tanto vero, che quelli che chiamansi ricchi, e vivono talvolta oziosi del provento delle loro possessioni, non campano d’altro che del prodotto di lavori anteriori, di cui si sono renduti consolidatarii.

I mendicanti non lavorano e non hanno credito di lavori anteriori con cui campare.

Essi dividonsi in tre classi: quei che non possono lavorare; quelli che possono e vogliono, ma non trovano lavoro, e quei che possono e non vogliono lavorare.

In quanto ai poveri delle due prime classi, è debito della società di soccorrerli. E ciò che più monta, è caro precetto della carità cristiana, le cui sante massime sono sempre, a considerarle anche solo dal lato umano, le più prudenti, le più sicure, le più eminentemente sociali.

Nel soccorrerli la società ha la scelta de’ mezzi più acconci, può ordinare soccorsi individuali, e soccorsi collettivi, aiutarli nelle loro case od albergarli in un ospizio con certe regole, sì veramente che ad