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522 libro quarto

Michele Perrini, e la collocava in una delle sale dello studio avanti San Rocco, e ne affidò la cura nell’anno 1714 al padre Pietro Paolo Quaglino, agostiniano. Crebbe negli anni seguenti per doni e per compre, finche nel 1723 il Re, desiderando che nell’edifìcio della nuova università si fondasse una pubblica biblioteca, donò diecimila volumi della sua privata libreria, e vi fe’ trasferir quelli della città. Tali furono le prime origini della biblioteca della Regia Università, or tanto ricca e di libri rari, e di preziosi manoscritti, dove bel nome di se lasciarono i prefetti abate Pasini, barone Vernazza, e quel Giuseppe Bessone, uomo di vasta erudizione, di pronto ingegno, di puri e dolci costumi, di cuore ad ogni bisogno del suo simile largamente e rapidamente soccorrevole, la cui virtuosa memoria non può essere oscurata nò con accuse palesi, ne con reticenze fallaci.

Inestimabile è l’amore con cui la Maestà del Re Carlo Alberto promuove l’aumento di questa Università, prezioso deposito dell’umano sapere; e lunga narrazione sarebbe il discorrere lutto ciò che si è fatto e si fa. Dio lo serbi lungamente in questa santa intenzione, poichè se s’instituisce paragone fra le nostre università d’Italia ed alcuna delle più famose di Germania, è lieve lo scorgere il molto che resta da fare; e conviene assolutamente che questa terra, in cui viva e gagliarda si conserva l’impronta della