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520 libro quarto

dalla R. Università degli studi. Vittorio Amedeo ii, il quale mentre conosceva al pari di qualsivoglia mercatante il valor delle cose e il governo del danaro, non avea poi nelle opere che imprendeva niun concetto che regio veramente non fosse, e sapeva che bene speso è il danaro che ne’ pubblici monumenti s’impiega, costrusse all’insegnamento questa nuova splendida sede, togliendolo alle strettezze ed alla oscurità del portone che è di fronte a San Rocco. In marzo del 1715 si cominciò a demolire la fabbrica imperfetta che apparteneva al misuratore Martinotlo; e addì 29 di maggio fu posta la prima pietra del novello edifìzio all’angolo verso casa Castelli, nella via di Po, celebrando il santo sacrificio della messa il curato di San Giovanni (era sede vacante). Poco di poi si costrusse, sui disegni dell’architetto Ricca, il vasto palazzo con ampio cortile cinto lutto all’intorno di portici e di logge a due piani.

Non la sola sede materiale dell’insegnamento, ma il corpo insegnante rinnovò quel savio principe. Le varie provincie d’Italia e la Francia spedirongli lettori degni dell’antica fama dello studio torinese.

L’abate Francesco Rencini di Malta, già da trent’anni professore di teologia nel collegio urbano di Propaganda in Roma, ebbe la scuola di Dogmatica; il canonico Giuseppe Pasini di Padova, quella di Sacra Scrittura e lingua ebraica; il padre Pietro Severac di Tolosa, de’ predicatori, quella di Storia