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508 | libro quarto |
indole europea schifosi e ributtanti; viaggi disastrosi, sagre funzioni esercitate in tempo di notte, onde nasconderle al guardo dei persecutori; insidie, villanie, pericoli di morte continui; liti domestiche da comporre, differenze co’ Domenicani spagnuoli; Divina parola da spargere a voce ed in iscritto nell’idioma proprio di quelle genti. Clima micidiale, onde malattie gravi e frequenti; popoli di modi così riposati, che ogni riscaldamento o vivacità europea li offende e li turba, onde necessità d’usar sempre la lieta mansuetudine di S. Francesco di Sales, e quindi impossibilità di congedar taluno che vi rubi il tempo con inutili ciance. Il Costa lutto superò allegramente, bramoso di spender la vita per gli Annamiti che riguardava come suoi proprii figliuoli. E come semplice missionario, e come prefetto, e come commissario visitatore e vicario apostolico del Tunkino occidentale, e come vescovo ei si fe’ tutto a tutti. Ma gracile di complessione, con tante fatiche, tanti patimenti, a cinquantanni avea l’aspetto d’un ottuagenario, ed era sì consumato, che si può dire che la sola carità lo mantenesse vivo. Infine, dopo trentanni di missione, diciassette di vicariato apostolico, morì a’ 31 di marzo del 1754, nella sua residenza di Luc-Thuy, con universale- cordoglio e ferma opinione di santità.6
Gli Agostiniani scalzi non vennero, dopo la restaurazione della monarchia, ristabiliti, ed ora la