Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
492 | libro quarto |
motivo che l’avea colà portato, e dettogli che il duca era ammalato e non poteva udirlo, il Cornavin gli svelò ogni cosa pregandolo di riferirlo al duca.
Il paggio, da buon cortigiano che non reca al suo signore fuorchè lieti annunzi, e non suscita imbarazzi alle favorite, ed anche da uomo prudente che non presta fede ai rapporti d’un servo che tradisce il padrone, fu sollecito d’informarne, non Carlo Emmanuele ii, ma la marchesa, la quale raccontò il fatto al Fleury.
Pochi giorni dopo, il 6 luglio 1666, alcuni pescatori ritrovarono sulle sponde di Stura un cadavere d’un uomo ucciso con un colpo di pistola sotto l’ascella, e con più colpi di falcetta nel collo. Recato a porta Castello si riconobbe pel Cornavin.
Cominciata l’inquisizione, si seppe che era stato arrestato dal Fleury coll’aiuto d’alcuni arcieri nella piazza Reale (così chiamavasi la piazza di San Carlo), condotto alla Cascinetta che possedeva alle Maddalene, poi trascinato dai soli arcieri in un bosco sulle sponde di Stura, e là, per aver gridato e tentato di fuggire, ucciso. In qual ira salisse il duca all’intendere l’enorme reato, e l’insulto fatto al proprio onore dal Fleury, è facile imaginarlo. Offeso in un sentimento de’ più teneri e più profondi, offeso nell’amor proprio, il quale, se talvolta è gigante nei piccini, non può essere tanto scarso nei principi, fece sostenere, ma solo per un momento nel proprio