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42 | libro primo |
che sostiene il giardino del re, ed il baluardo che circonda la città da levante a mezzodì, convertito ora in giardino pubblico.
Ma i lavori di spianamento vennero continuati ed ultimati sotto al regno di Vittorio Emmanuele, il che permise di formare tutto all’intorno del perimetro della città i larghi ed ombrosi viali che sono, non meno che i portici, una prerogativa della sola Torino. Furono essi viali formati nel 1818. Già prima gli olmi annosi della cittadella, dei doppi viali del Valentino, e dei ripari di porta Nuova accomodavano di liete ombre e di galanti memorie i passeggianti.5
Nè men salutare nei grandi caldi era, ed è la meridiana passeggiata sotto agli alti castagni d’India del giardino del re, o la vespertina sotto alle basse volte fronzute del viale dei platani piantato dai Francesi, che da porta Nuova scende al fiume Po.
Ma già l’abbondanza del popolo facendo rincarar le pigioni, mostrava la necessità di nuovi ingrandimenti. Rotta l’importuna cerchia delle fortificazioni, nulla più vietava i novelli aumenti; onde Vittorio Emmanuele, con editto del 19 di febbraio 1819, concedette varii privilegi a chi pigliasse a fabbricar case attorno ad una gran piazza che dovea congiungere la città al ponte di Po, ed al tempio che il Corpo Decurionale avea fatto voto di costrurre al di là d’esso ponte in memoria del fausto ritorno del re.
La soverchia vastità del piano ne difficultò