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452 libro terzo

preponderanza in quella città. A Torino navca lasciato copia a qualche amico. L’arte de’ traditori fu di persuadere al duca che alcune di quelle allegorie fossero scritte in oltraggio di lui. Carlo Emmanuel e die orecchio ai malvagi, e subitaneo com’era nelle sue risoluzioni, prima di dar adito alle discolpe fe’ trarre in carcere il Marini, e porre sotto sequestro tutti i suoi libri e manoscritti.

Fra tutti i vizi che possono cadere in un principe è la precipitazione uno dei più pericolosi, massime quando si tratta di fatti, ne’ quali ei medesimo si tiene offeso, e di persone dalle quali ha avuto per l’addielro prove di devozione e d’affetto. Resistere egli debbe ai primi moti dell’amor proprio leso, ai primi consigli dell’ira, e rammentare che non è mai tanto grande, come quando sa vincer se stesso; gli conviene esser lento a ritirare altrui la sua grazia, più lento ancora a punire.

Mal ne seppe al cuor generoso di Carlo Emmanuele i di non aver seguitato queste norme, dell’esser passato col Marini dalle carezze ai birri, quando da uomini che avean veduto il malaugurato poema in Napoli, nella prima giovinezza del Marini, fu certificato non esservi ombra di vero in quello che gli era stato supposto. Alora i maligni, veduta crollar la macchina da loro indirizzata contro al poeta, cercavano di persuadere al duca, che se s’aprivan le porte della prigione al Marini, egli di sua natura,