Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
446 | libro terzo |
scritta di mano del duca, che non vi comprese il mirabile cartone di Sant’Anna di Leonardo da Vinci con sì squisita diligenza testè restaurato dal professore Volpato, ne tanti altri insigni dipinti e disegni, de’ quali per altre memorie autentiche appare aver il medesimo accolto prezioso tesoro.
Ora qual maraviglia se un principe nato di stirpe così gloriosa ed italiana, capitano e guerriero di provato valore, di spiriti bellicosi e cavallereschi, che amava le lettere e le arti, le coltivava, le proteggeva, che mostravasi insofferente d’ogni dominazione straniera in Italia, e massime dell’oppressione spagnolesca, sollevasse dall’Alpi al mar di Sicilia le speranze di questa povera Italia, e ne fosse, ed in versi ed in prosa gridalo liberatore? Certo s’egli avesse saputo meglio temperar colla prudenza la foga della sua imaginazione e la grandezza de’ suoi smisurali concetti, aspettar tempo e ferire, avrebbe forse potuto adempiere in qualche parte almeno quel pietoso divisamente, quella nobile ambizione, e contentar il giusto desiderio di quei che pensano che i popoli sono commessi, piucchè all’imperio alla tutela dei principi per esserne con lieve ed onorato freno governati, con forte braccio difesi, e non oltraggiati, tiranneggiali e premuti.
Ecco alcuni bei versi fra i tanti che furono a Carlo Emmanuele i, sesto fra gli avi del Re Carlo Alberto, da ogni lato d’Italia indirizzati: