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capo sesto | 431 |
principe, alla giustizia; e donde, attanagliato pervia dal carnefice, passò alla piazza dell’erbe. Cola fu strangolato, e poscia appeso per un piede e lasciato fino al terzo giorno. Ed in ultimo squartato. Anche a lui s’eresse colonna infame. Oggi si durerà fatica a credere che un congresso di ministri accusasse il Senato di troppa clemenza per trattarsi, dicevano querelanti, di misfatto di lesa maestà aggravato da sortilegio ereticale!
Nel 1716 Clara Maria Brigida Ribollet, originaria di Grenoble, maritata ad un Astigiano, fuggita di casa con un suo drudo, fu sostenuta nel castello di Miolans. Narrava un millione di cose una più paurosa dell’altra; rapimenti per aria, balli e conventi notturni di streghe e di demonii, congiura per far morire il principe di Piemonte coll’usato mezzo di una statua di cera, a compor la quale s’adoperava terra di cimitero, agnus Dei, ostia consecrata, olio santo, sangue e cervella di piccioli bambini, sangue di gatto, ecc., accusava di questi enormi misfatti principi, ministri, sacerdoti, mezza la corte. La menzogna era evidente. Diffatto la Ribollet, tocca dai rimorsi, illuminata da un raggio della divina grazia, confessò che erano state le sue parole tutte favole ed invenzioni, e mostrò gran dolore d’aver accusato a torto tante oneste persone. Allora fu messa al tormento spietatamente. Ma essa ricomperò con un coraggio superiore al sesso le passate