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428 | libro terzo |
A queste baie, scellerate per l’intenzione, ma innocentissimc nel fatto, attendevano i congiurali.
Ma non li tenean per baie queste macchinazioni ne la reggente, nè i giudici; e non lo erano fuorchè nell’effetto indipendente dalla volontà de’ congiurati. Furono presi anche il Gioia ed il Sillano e posti in castello. Sillano arrestato il 30 dicembre 1647, fu messo nel carcere che era in cima alla lorre, con un cameriere per servirlo, che gli portava la vivanda da casa. Licenza questa assai misteriosa e grave, forse di qualche significazione. Diffatto dopo un primo interrogatorio in cui negò ogni partecipazione nel misfatto di cui si trattava, in sull’alba del primo di gennaio, s’alzò dal letto, prese due biscotti e un po’ di vino, e si pose a leggere, vicino al fuoco, l’ufficio della Madonna. Di quando in quando cessava dal pregare e dicea: Dio perdoni a chi è causa di questo. — Altre volte invece diceva: Dio lo castighi, è un infame; e intendeva del monaco. Poco stante ebbe uno svenimento e mancò di vita. Sillano usciva pur allora d’una lunga malattia, e non è chiaro di qual morte morisse. La stessa mattina undici medici e sei chirurghi vennero e fecero aprir il cadavere. La piucchè laconica relazione dice che nel cadavere non si trovò traccia di veleno; senza spiegare altrimenti la causa probabile della morte; senza neppur dire in che modo avessero proceduto all’esame; nè in che stato fossero i visceri, nè altro.