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420 libro terzo

censura; d’una lode venale, d’una lode comprata con oltraggio della giustizia.

E nondimeno al Castiglioni fu assegnata a cortese prigione la casa dell’inquisizione, dove fu spettatore di nuova ribalderia ordita dal Pasero; vale a dire d’una fìnta indemoniata, che fu Margarita moglie d’un Antonio Roero, soldato della guardia del duca, bella, astuta ed impudica. Questa, dopo d’essere stata lungamente ammaestrata a sostener la commedia che dovea rappresentare, cominciava il sacrilego gioco torcendosi, divincolandosi, voltando gli occhi spaventosamente, e facendo tutte le smorfie degli ossessi: poi apriva la bocca, come invasa da spirito profetico, a sinistre predizioni, annunciando eslerminio de’ popoli, rovina della città, e della casa reale, se non si scacciavano immediatamente, il presidente Cauda, il conte Appiano, il senatore Barberis, perfidi ministri e già destinali all’inferno.

La plebe è dappertutto superstiziosa; e quando si tratta di superstizioni di certa qualità, anche molti uomini insigni son plebe. In quel secolo poi vie maggior forza aveano i pregiudizii, talché una volta la città si vuotò, e il popolo corse alla montagna per una voce sparsa da un matto malizioso che Torino dovea profondare. La finta indemoniata colle lugubri sue predizioni di fame, di peste, di guerra ed altri malanni, andava facendo gran senso.