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412 | libro terzo |
del rettore dell’Università che spesso dava luogo a gravi risse e tumulti tra gli scolari della nazione italiana e quelli della nazione oltramontana. In quel mentre v’ebbe a corte una moresca o ballo con travestimenti all’uso de’ Mori, del quale fu ordinatore lo scudiere Lancellotlo di Lanzo. Addì 16 dicembre dell’anno medesimo, essendo di passaggio a Torino la marchesa di Monferrato, moglie di Guglielmo viii, la duchessa le die una cena a guisa di banchetto trionfate; portavansi in tavola le vivande sopra galere argentate, guernite d’uomini d’armi e di banderuole divisate colle insegne di Savoia e di Monferrato. Eranvi intermezzi con torri, e castelli, e sirene, ed altri simboli, che raffiguravano al solito, venture di guerra e d’amore. Nicolò Roberti pittor ducale v’adoperò il magistero del suo pennello. Altri intermezzi usati in quell’età, oltre al più celebre del castello d’amore, erano la Spedizione degli Argonauti ossia il Vello d’oro, la storia di S. Maurizio, e d’altri santi e sante.
In questo stesso castello predicò con gran frutto il beato Angiolo Carletti di Chivasso, alla presenza della duchessa Bianca e di tutta la corte nella quaresima del 1489.
In esso nacque il 26 giugno dell’anno medesimo Carlo Giovanni Amedeo principe di Piemonte chiamato poi Carlo ii, che morì di pochi anni e non regnò che di nome. Monsignor di Clérieux Io tenne