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capo quinto | 399 |
on è come ora sono i nostri monumenti architettonici (se v’han monumenti) pallide copie di cose greche o romane. E una creazione. Ha carattere eli grandezza e maestà. Ha un suggello suo proprio. Ed invece il secolo xix, se continua come ha cominciato, legherà ai posteri molte case mercantili, alcuni graziosi casini, archi, cappelle e qualche tempio, imitati dai Greci e dai Romani, ma non un solo palazzo, nè una sola chiesa.
La mirabile cappella di cui parliamo fu cominciata nel 1657 e finita affatto nel 1694. Li danari occorrenti si pigliarono dai proventi della zecca, tratta, dogana e fonderia. Il conte Amedeo eli Castellamonte, ingegnere di S. A., sopraintendeva alla esecuzione dei lavori.
Della ricerca e del trasporto de’ marmi s’occupava l’ingegnere Bernardino Quadri. I pilastri e contropilastri sono di marmo di Franosa; gli zoccoli di marmo di Chianoc; la scala per cui si scende alla tribuna reale è di marmo eli Foresto. Simone Boucheron di Tours e Lorenzo Frugone fondevano bronzi pe’ capitelli. Scolpiva i capitelli dei pilastroni Bernardo Falconi. Ridia e varii altri li doravano.7
La Sta Sindone fu trasferita nella nuova cappella addì 1° giugno del 1694, alle ore quattro pomeridiane. Le aste del baldacchino erano sostenute da Vittorio Amedeo ii, dal principe di Carignano, dal