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capo quinto 397


Intanto la devozione dei popoli si faceva ogni giorno più grande. Ogni anno il 4 di maggio si mostrava da varii vescovi al popolo. Quel giorno era solenne alla pietà de’ Torinesi. Quintane, corse al facchino, luminarie ed altre feste segnalavano la pubblica gioia.

Nel 1621 non era ancora edificato l’elegantissimo padiglione ottagono che sorse dipoi nel sito dove ora si vede la cancellata di Pelagio Palagi, luogo che fu poi specialmente consecrato alle ostensioni della Sindone. E però si mostrava da un palco molto adorno che si costruiva a questo fine. Era sul palco accanto al duca Carlo Emmanuele i il generale de’ Teatini padre Vincenzo Giliberti di Modena, il quale pregato dal duca a dir qualche parola al popolo, orò con tanta efficacia, e tanto spirito di divozione eccitò fra gli astanti, che da ogni parte gli si gittavan corone e medaglie, perchè le ponesse a contatto della sacra reliquia; una corona assai grossa, guernita di pesanti medaglie e scagliata da man poderosa, venne sgraziatamente a colpire il padre Giliberti nella bocca, e tutta la mise in sangue. Carlo Emmanuele si fe’ innanzi sollecito, e con quel piglio pieno di grazia e di maestà che lo distingueva, gli terse di propria mano il sangue che colava, dicendogli con un sorriso: Non mai un generale fu ferito in occasion più gloriosa, nè con più felice successo (5).

Molto s’adoperarono i Teatini nel diffondere la